San Carlo, il progetto del Sacro Monte
Carlo Borromeo nacque il 2 ottobre 1538 nel castello che sorgeva sulla Rocca di Arona, distrutto successivamente da Napoleone. Arcivescovo di Milano dal 1560 alla prematura morte, il 3 novembre 1584, nel 1610, a soli 25 anni dalla sua morte, venne proclamato Santo. Suo cugino, Federico Borromeo, il cardinale di cui si parla nei “Promessi Sposi” – divenuto nel 1595 suo successore come Arcivescovo di Milano – volle che in Arona sorgesse un “Sacro Monte” che ne celebrasse l’eccezionale grandezza.
L’impresa del Sacro Monte aronese, benché non completata nell’originale progetto (quindici cappelle che salendo dal lago fino all’attuale piazza, narrassero visivamente per mezzo di statue e di affreschi gli avvenimenti più importanti della vita del Santo più altre quindici minori, più ancora la Chiesa e il Colosso) si inquadra nelle analoghe iniziative fonte nel clima religioso del Cinque e del Seicento, e che hanno lasciato notevoli testimonianze soprattutto a Varallo, Orta e Varese.
L’idea del Sacro Monte ad Arona fu dell’Oblato Marco Aurelio Grattarola, che intorno alla fine del 1612 la illustrava al Cardinal Federico Borromeo, all’epoca Arcivescovo di Milano. Essa fu evidentemente accolta senza riserve poiché già il 12 luglio del 1614 lo stesso Borromeo vi poneva la prima pietra nell’edificazione della chiesa, affidando il progetto generale dell’impresa a Francesco Maria Richini, che nel 1632 lascerà tuttavia il cantiere nelle mani dell’Arch. Crivello.
A quanto risulta attraverso collette, legati, offerte di enti religiosi e di privati, pare che i fondi fossero piuttosto copiosi: e ciò spiega come nel volgere di pochi anni i lavori avessero notevolmente progredito. Sennonché, proprio nel momento in cui la fabbrica stava prendendo slancio il Grattarola, sulle cui spalle gravava l’impresa in tutti i suoi aspetti, venne a morire. La sua scomparsa (1623?) insieme con quelle del Cardinal Federico (1631) e del progettista del colosso, Giovan Battista Crespi detto il Cerano (1633) architetto della Fabbrica del Duomo di Milano, causò la sospensione di ogni attività: mentre non fu estraneo il concomitante sopravvenire di guerre e pestilenze.
Secondo una relazione di pugno dell’Arciprete di Arona Graziano Ponzone, nel 1642 quattro cappelle potevano ritenersi compiute ed altrettante a buon punto, mentre delle rimanenti erano cominciate le fondamenta e qualche braccio di muro: attualmente ne sono conservate tre nella loro struttura architettonica. La prima è dedicata alla nascita di Carlo Borromeo ed era dotata di statue di creta ora perdute, la seconda è dedicata alla rinuncia dei beni e al titolo e la terza appartenente all’undicesima cappella del progetto devozionale del Sacro Monte è dedicata all’istituzione della congregazione degli oblati.
Sempre secondo il Ponzone, il colosso è ricoverato, a pezzi, nella chiesa; e passerà ancona mezzo secolo prima che i fabbricieri possano ritenerlo concluso: avviene il 19 maggio del 1698 dopo che vi hanno messo mano il pavese Siro Zanella e Bernardo Falconi di Lugano.
Esattamente un secolo appresso la posa della prima pietra, e cioè nel 1714, la situazione generale della fabbrica del Sacro Monte resta pressoché quella descritta dal Ponzone. E tale resterà per quel che concerne le Cappelle, mentre sarà invece completata la Chiesa Maggiore su un progetto senza firma che con tutta probabilità ricalca il primitivo disegno del Richini. Il tempio, al quale si accede da una duplice scala sui due lati aggiunte all’inizio dell’Ottocento dall’Amati, è a pianta circolare a navata unica, sovrastato da una cupola nella sua parte destinata alle funzioni dove nella volta è posto un grande affresco raffigurante la gloria di San Carlo. L’altare è di stile barocco, sul fondo della cappella una cornice con ornamenti floreali racchiude la pala che raffigura San Carlo in contemplazione. Ai lati dell’altar maggiore si diparte un anello di corridoio che circonda la cosiddetta “Camera dei Tre Laghi” ricostruita dal castello della Rocca, e nella quale nacque il Borromeo. All’interno ai lati dell’altare in armadi a muro con ante lignee scolpite sono conservate le reliquie del Santo tra cui il calco del volto e tessuti intrisi del suo sangue.
Di fronte alla Chiesa sorge il Seminario, che iniziato per disposizione del Cardinal Federico poco dopo l’avvio delle opere del Sacro Monte, poteva considerarsi concluso già nel 1643; le spese furono sostenute dal Seminario Maggiore di Milano che ne resterà proprietario sino al 1818, quando l’immobile sarà acquistato all’asta per una cifra di Lire 61.401,47 da Bartolomeo Pertossi e quindi donato alla Diocesi di Novara affinchè si continuasse l’uso di convitto educativo.
Quanto alla statua, al di là delle esaltazioni di circostanza, essa va giudicata come il prodotto di un fervore spirituale più che nella prospettiva di una testimonianza artistica. Le sue stesse dimensioni, se da un lato inducono al rispetto ed allo stupore attonito, dall’altro costituiscono anche il limite stesso per una valutazione oggettiva.
Non si può tuttavia negare che gli esecutori, nel misurarsi in un’impresa certamente unica ed irripetibile, siano riusciti appieno nell’interpretare gli intenti del Grattarola, che la concepì come «un gran colosso rappresentante l’effige del Santo in atto di dare la benedizione al popolo che colassù sale». E soprattutto al popolo aronese.
La Cappella di San Carlo Borromeo all’interno del Seminario
La Cappella di San Carlo di Arona, edificata tra il 1820 e il 1827 durante il secondo ampliamento della struttura del Seminario, fu anch’essa oggetto di varie modifiche. Attualmente la struttura è a pianta rettangolare, e presenta caratteristiche post-rinascimentali. L’ingresso frontale è formato da un basamento sormontato da quattro colonnine con capitello corinzio unite da una trabeazione continua, sulla quale è posizionato un timpano voltato di richiamo rinascimentale. Una bussola d’ingresso linea immette all’interno della cappella. Tutto l’edificio è circondato da una zoccolatura abbastanza alta, ed i prospetti laterali sono suddivisi da lesene. Le porzioni laterali sono arricchite da monofore archivoltate; la sezione centrale è rialzata e culmina con un ampio arco cieco che raccorda la copertura delle navate laterali al tiburio quadrangolare su cui si innalza una lanterna di forma cubica. Tale porzione architettonica è decorata con una bifora archivoltata decorata con delle colonnine e nella parte alta della sezione centrale è posta una lunetta vetrata che poggia su una cornice sostenuta da due mensole. Nel prospetto posteriore si può notare che il tetto della cappella è a capanna al centro e spiovente ai lati. Questa facciata presenta una lunetta leggermente rientrante e due monofore che illuminano il diaconicon e la prothasis.
La statua di San Carlo
Il Colosso su disegno di Giovan Battista Crespi, detto il Cerano, fu inaugurato il 19 maggio 1698 dal Cardinale Federico Caccia dopo il susseguirsi di varie circostanze: dapprima la peste manifestatasi e diffusasi nel milanese nel 1629, quindi la carestia succeduta negli anni immediatamente seguenti, ma soprattutto la morte del Cardinal Federico Borromeo avvenuta nell’ottobre del 1631 imposero l’arresto dei lavori che furono ripresi con rinnovato slancio ed entusiasmo soltanto nel 1636 e proseguirono fino al 1643 quando le continue guerre per la successione del Monferrato nel 1644 coinvolsero nelle vicende belliche anche il nostro monumento, provocando la dispersione e la distruzione dei pezzi principali del colosso già lavorati e pronti per il montaggio. Nel 1690 ripresero i lavori che portarono al compimento l’opera per quale presero parte gli scultori Siro Zanella di Pavia e Bernardo Falconi di Lugano. Il costo complessivo ammontò a 1.222.000 lire milanesi dell’epoca, circa 6,5 milioni di euro attuali.
Inizialmente si costruì la struttura interna con blocchi di pietra provenienti dalle cave di Angera, struttura che, impostata sulla sommità del basamento marmoreo, si sviluppa fino ad un’altezza di 28 metri sui 32 complessivi del monumento. A tale nucleo in muratura, avente funzione essenzialmente statiche, sono incorporate solide e complesse nervature metalliche che costituiscono il supporto delle lastre in rame modellanti la statua lungo tutto il suo sviluppo verticale di metri 20,70. Queste misure rettificano quelle normalmente conosciute e anche qui sotto riportate, per le quali è curioso osservare la trasposizione avvenuta nei vari testi delle originali braccia milanesi in metri. La statua è composta da lastre di rame dello spessore di 12-15 decimi di millimetro inchiodate le une alle altre con rivetti, per uno sviluppo di oltre 500 mq di superficie che compongono il fastoso drappeggio e la solenne e imponente figura del Santo.
Nella parte superiore un complesso sistema di tiranti, controventi e puntoni metallici, dà sostegno alla testa e alle braccia del Colosso e costituisce l’elemento principale di supporto delle nervature che, sia verticalmente che circolarmente, impegnano il modellato delle lamiere dando ad esse il necessario rinforzo e sostegno. Da notare quindi che la statua è realizzata interamente in rame senza nessuna fusione in bronzo, neanche di alcune sue parti, come invece riportano con strana imprecisione anche i numerosi documenti dell’epoca. Questo equivoco circa la sua composizione (che non ha alcuna attendibilità né nella concezione originale dell’opera, né nella sua realizzazione per le gravi e forse insuperabili difficoltà tecniche strutturali nell’uso di un altro materiale diverso dal rame) si deve forse attribuire alla scarsa informazione di chi ne propagandava offerte e donazioni, per le quali il bronzo appariva un elemento storicamente ed artisticamente più stimolante e convincente del rame; nei primi intendimenti la figura sarebbe dovuta essere addirittura rivestita «di tre coperte d’oro acciò avesse a risplendere come un gran chiarore».
Il restauro del 1975
Dopo 275 anni dalla costruzione l’azione inesorabile di erosione delle parti metalliche, come già detto elemento principale di sostegno, costituite da piastre di ferro opportunamente sagomate e inchiodate alla lamiere di rame, hanno causato nel tempo lesioni tali da ridurre in alcuni casi di oltre il 90% la sezione originaria comportando un drammatico decadimento statico e un forte rischio artistico della statua tale che nel novembre del 1973 dopo accurati sopralluoghi ed accertamenti, se ne dovette dichiarare l’inagibilità.
Il lavoro di restauro che comportò la sostituzione delle parti completamente corrose e il rinforzo della altre, eseguite nel rigoroso impegno conservativo delle strutture originarie, comportò alla realizzazione di un ponteggio tubolare di oltre 35 metri di altezza con un peso di oltre 120 tonnellate e zavorrato al piede con un basamento di 75 mc di cemento armato. Il restauro artistico della statua ha richiesto particolare impegno per le difficoltà nelle condizioni di spazio assai limitate di intervento e per la delicatezza e l’importanza dell’opera, adottando una tecnica e l’utilizzo di prodotti protettivi già collaudati per il Duomo di Milano.
I lavori iniziarono il 1° luglio 1974 con la costruzione del basamento in cemento armato per l’ancoraggio del grande ponteggio metallico e vennero ultimati alla fine del mese di marzo del 1975.
Il 26 aprile 1975 si celebra l’avvenuto restauro del monumento, deciso e voluto dal Cardinale Giovanni Colombo che con la sua presenza alla riapertura ne ha sottolineato la notevole importanza.
A memoria di questo intervento è stata posta – murata sul basamento – una lapide che venne scoperta durante la cerimonia, il cui testo riporta: «Ristrutturato nelle sue componenti metalliche restaurato nel suo originario decoro per decisione dell’Arcivescovo di Milano Cardinale Giovanni Colombo».
Altezza totale: 35,00 m
Statua: 23,50 m
Piedistallo: 11,50 m
Giro della testa: 6,50 m
Lunghezza della Faccia: 2,40 m
Altezza del Naso; 0,85 m
Lunghezza dell’Orecchio: 0,75 m
Lunghezza degli Occhi: 0,50 m
Lunghezza della Bocca: 0,75 m
Lunghezza del Braccio: 9,10 m
Altezza del Breviario: 4,20 m
Larghezza della Mano: 1,45 m
Lunghezza del Pollice: 1,40 m
Circonferenza del Pollice: 1,00 m
Lunghezza dell’indice: 1,95 m
Numero di scalini interni: 85
Numero di scalini esterni: 60
Il Colosso di San Carlo risulta la seconda statua del mondo per altezza, dopo la Statua della Libertà a New York.
(Il parametro è riferito alle statue visitabili dall’interno).
La statua è visitabile all’interno
info: www.statuasancarlo.it – – Biglietteria: 0322.249669
posizione: Piazzale di San Carlo coordinate: N45.76930 E8.54416 Mappa»
Album: IV centenario della posa della prima pietra della Chiesa di San Carlo»